E’ in questi momenti, che vedi un pò di là del solito orizzonte in cui siamo imprigionati tutti i giorni. In questi momenti in cui scopri un amico, in cui senti la sua presenza anche se è a migliaia di chilometri di distanza, un amico “diesel”, lento a partire ma che ritrovi poi correre al tuo fianco ed essere più simile a te di quanto pensassi – poichè pensavi fosse l’opposto di te. In questi momenti in cui ascoltando tutta la discografia dei timoria da spotify – solo perchè ti è venuta in mente per caso sole spento – con sulla scrivania la combinazione di oggetti più impensabile (birra fake 3.5%, ice tea, scodella sporca della colazione, cellulari e mezzo litro di vodka rimasta indenne dal weekend)- capisci che chi non accetta le sfide resta sempre ad un livello inferiore, che chi si accontenta non gode, che chi non prende un’asta per fare il salto un pò più in alto degli altri non vive la vita a 100. Ora, non dico che bisogna passare tutta la vita a tirare sempre al massimo, ma quantomeno ci si prova da giovani. Nonostante le mie letture metafisiche degli ultimi tempi (Brian Weiss), non son ancora sicura che avremo altre possibilità di far acquisire conoscenza alla nostra “anima”, ho bisogno di leggere molto di più per scalfire la mia mente scettica.
Mi trovo di nuovo in Svezia da una settimana, son stata ri-travolta da questo mondo folle ed interessantissimo della multiculturalità, dell’internazionalità, ma ora devo concentrare tutta la mia attenzione – o quantomeno gran parte- sulla tesi. Oggi ho seriamente maledetto il fatto di aver scelto ingegneria. Questa facoltà è proprio quello di cui molte persone han paura: se vissuta come va vissuta, ti spinge sempre al di là dei tuoi limiti, in qualche modo ti tempra ed ora ho capito perchè bisogna seguire tutta questa trafila infinita di esami, che sembra pure un pò inutile.
Perchè un ingegnere deve imparare a crederci anche quando sembra che non ci siano via d’uscita.
Perchè un ingegnere – qualunque sia, non importa quanto si vada a fondo nello specifico delle conoscenze (lo dico per gli ingegneri che mi bollano negativamente come “gestionale” – vede il problema e deve imparare a non farsi prendere dal panico.
Perchè un ingegnere impara a nascondere a se stesso le sue stesse paure, si costruisce in tutti questi anni un muro di difesa.
Perchè un ingegnere deve acquisire una fiducia in se stesso che altrimenti non lo farebbe procedere.
Finalmente dopo 6 anni che mi sono iscritta a questa facoltà, ho capito il perchè l’ho fatto e perchè, seppur inconsciamente, una notte di quel luglio 2005 mi è arrivato il flash che mi ha fatto capire che volevo diventare a tutti i costi un Ingegnera.
E l’ho capito così come ho capito solo alla fine dell’erasmus perchè lo avevo fatto, ma questo merita un altro post perchè altrimenti andrei fuori tema rispetto titolo, che è così profondo 😉